Cari docenti, care famiglie,
la settimana appena trascorsa è stata segnata da eventi che non pensavamo più di rivedere nei rapporti tra gli Stati del continente europeo. La guerra, che negli ultimi decenni è apparsa legata a vicende comunque lontane, si è fatta tragicamente vicina a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Le immagini che ci arrivano sono drammatiche e sconvolgenti. Colpiscono i volti dei bambini derubati all’improvviso di tutto: la sicurezza di una casa, la spensieratezza dei giochi, la tranquillità del sonno, gli affetti delle persone care, come quello dei papà, diventati improvvisamente soldati. Colpiscono i volti dei bambini derubati della loro infanzia come del loro futuro.
Attraverso i media, giungono immagini tragiche e spaventose di violenze e soprusi. I bambini colgono tristezza, incertezza e paura nei volti degli adulti e ne ascoltano i commenti.
La scuola non può rimanere inerte, ma deve fare la propria parte. Insieme alle famiglie, deve aiutare i più giovani a comprendere che tutte le guerre rappresentano sempre un dramma e chiedere a gran voce la pace.
Non si può scegliere di rimanere in silenzio perché è difficile trovare le parole. Tutti ci affacciamo alla finestra del mondo con i nostri bambini, che ci guardano e domandano anche quando rimangono silenziosi.
Apprezzo moltissimo e appoggio pienamente le iniziative che saranno messe in atto nelle nostre scuole per dire NO alla guerra ed esprimere solidarietà ai popoli costretti a subirla.
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 11).
Solo i processi di pace rendono migliore il mondo e consentono di guardare al futuro con speranza.
Ma come possiamo insegnare ai nostri giovani cosa vuol dire costruire la pace?
Io credo che il modo migliore sia ribadire e dimostrare con l’esempio che pace è partecipazione, dialogo e giustizia; pace è libertà e rispetto di ogni persona.
Continuiamo a lavorare insieme, rinforzando quotidianamente i legami di solidarietà e la fiducia reciproca, ascoltandoci e valorizzando il confronto che migliora il nostro agire. Soprattutto in questi giorni, dedichiamo più tempo a parlare con i nostri bambini per rassicurarli e aiutarli a comprendere gli eventi che stiamo vivendo; rendiamoli protagonisti della pace e consapevoli della necessità di agire ciascuno con le proprie risorse per garantire un mondo senza più guerre.
Con parole elementari Gianni Rodari spiega la guerra ai bambini come una lista delle cose “da fare” e “da non fare”, di cose giuste e non giuste, e tra quelle sbagliate la guerra è l’unica da non fare mai.
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra.
Salvatore Biondo